02-07-2025, 04:02 PM
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Anno 612
La caduta di Mor'Karag
di Myrkul il bardo
Ascoltate, amici e viaggiatori, udite la voce
di chi narra una storia di sangue e di croce.
Non favola antica né sogno di vento,
ma verità che arde nel tempo lento.
Su Landmar, terra di popoli e fede,
marciava un’ombra che il sole non vede.
Non era guerra tra re o confine,
ma un male che nasceva da radici antiche.
Mor’Karag lo chiamavano, falso erede di Rogar,
alto come un tempio, duro come l’altare.
Avvolto in ferro, in pelliccia e rancore,
chiedeva culto, non pietà né amore.
Villaggi cedevano, col cuore tremante,
al falso araldo che avanzava con mano pesante.
Chi rifiutava, spariva nel buio,
come neve che cade, e non lascia il suo fiato.
E intorno a lui cresceva una marea,
di sciamani, bruti e guerrieri d’idea.
Ma ai piedi dell’obelisco, tra le crepe di pietra,
si levò un fuoco, una scintilla concreta.
Le città si svegliarono, rotto l’inganno:
era tempo d’unione, era tempo d’affronto.
Lou, paladino dei Dragoni Imperiali,
giunse da Aral con occhi leali.
Da Bran Ator, con voce di tuono,
venne Haggard, con spada e perdono.
Dalle montagne discese Aird la roccia,
che il gelo non piega, né il fuoco scoccia.
E tra le antiche foreste di Eldaloth,
Kirlian l’Unicorno cavalcava franco.
Una volta sola, le lame si unirono,
e davanti all’orrore, gli eserciti agirono.
Nella valle di Myrtul si fece silenzio,
rotto dal passo del male immenso.
I giganti avanzavano, la terra urlava,
l’aria tremava, la luce scappava.
Ma quando il sole fu alto e dritto,
Lou gridò l’ordine, e spezzò l’infinito.
Fu il primo a caricare, con cuore acceso,
a sfidare l’abisso col petto disteso.
Ma Mor’Karag non tremò né indietreggiò:
alzò il suo pugno, e Lou non tornò.
Cadde il paladino, con onore e coraggio,
e in quel momento si strinse il legame più saggio.
Haggard ruggì, Kirlian brillò,
e l’ira del popolo tutto spezzò.
Insieme colpirono, luce e acciaio,
sfondarono il cuore di quel mostro guaio.
Mor’Karag cadde, gigante e culto,
e il silenzio che seguì fu più che tumulto.
Ma tra quei fuochi, tra grida e tamburi,
c’era chi non seguiva i cuori più puri.
Né per la patria, né per un Dio,
né per giustizia o comando pio.
Le spade si alzarono, non per trionfo,
ma per l’onore contro l’impostore.
E così, finché il canto troverà voce,
e un fuoco arderà sotto un dolore,
questa storia vivrà nel cuore del mondo:
di un tiranno caduto e di un breve patto profondo.
La caduta di Mor'Karag
di Myrkul il bardo
Ascoltate, amici e viaggiatori, udite la voce
di chi narra una storia di sangue e di croce.
Non favola antica né sogno di vento,
ma verità che arde nel tempo lento.
Su Landmar, terra di popoli e fede,
marciava un’ombra che il sole non vede.
Non era guerra tra re o confine,
ma un male che nasceva da radici antiche.
Mor’Karag lo chiamavano, falso erede di Rogar,
alto come un tempio, duro come l’altare.
Avvolto in ferro, in pelliccia e rancore,
chiedeva culto, non pietà né amore.
Villaggi cedevano, col cuore tremante,
al falso araldo che avanzava con mano pesante.
Chi rifiutava, spariva nel buio,
come neve che cade, e non lascia il suo fiato.
E intorno a lui cresceva una marea,
di sciamani, bruti e guerrieri d’idea.
Ma ai piedi dell’obelisco, tra le crepe di pietra,
si levò un fuoco, una scintilla concreta.
Le città si svegliarono, rotto l’inganno:
era tempo d’unione, era tempo d’affronto.
Lou, paladino dei Dragoni Imperiali,
giunse da Aral con occhi leali.
Da Bran Ator, con voce di tuono,
venne Haggard, con spada e perdono.
Dalle montagne discese Aird la roccia,
che il gelo non piega, né il fuoco scoccia.
E tra le antiche foreste di Eldaloth,
Kirlian l’Unicorno cavalcava franco.
Una volta sola, le lame si unirono,
e davanti all’orrore, gli eserciti agirono.
Nella valle di Myrtul si fece silenzio,
rotto dal passo del male immenso.
I giganti avanzavano, la terra urlava,
l’aria tremava, la luce scappava.
Ma quando il sole fu alto e dritto,
Lou gridò l’ordine, e spezzò l’infinito.
Fu il primo a caricare, con cuore acceso,
a sfidare l’abisso col petto disteso.
Ma Mor’Karag non tremò né indietreggiò:
alzò il suo pugno, e Lou non tornò.
Cadde il paladino, con onore e coraggio,
e in quel momento si strinse il legame più saggio.
Haggard ruggì, Kirlian brillò,
e l’ira del popolo tutto spezzò.
Insieme colpirono, luce e acciaio,
sfondarono il cuore di quel mostro guaio.
Mor’Karag cadde, gigante e culto,
e il silenzio che seguì fu più che tumulto.
Ma tra quei fuochi, tra grida e tamburi,
c’era chi non seguiva i cuori più puri.
Né per la patria, né per un Dio,
né per giustizia o comando pio.
Le spade si alzarono, non per trionfo,
ma per l’onore contro l’impostore.
E così, finché il canto troverà voce,
e un fuoco arderà sotto un dolore,
questa storia vivrà nel cuore del mondo:
di un tiranno caduto e di un breve patto profondo.
Quei raccomandati degli elfi.
Quei powah dei velven.
LO SPADONE DI ZINCO
__________
Quando qualcosa vi fa arrabbiare o lo considerate sbagliato al 90% è colpa di Rayzen. Sappiatelo.
Quei powah dei velven.
LO SPADONE DI ZINCO
__________
Quando qualcosa vi fa arrabbiare o lo considerate sbagliato al 90% è colpa di Rayzen. Sappiatelo.